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Chirurgia plastica, boom dei ritocchi ai genitali. Ma esperti avvisano: alto rischio flop

Chirurgia plastica, boom dei ritocchi ai genitali. Ma esperti avvisano: alto rischio flop

Le ultime tendenze dal Congresso della Sicpre, Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. La ninfoplastica ha fatto registrare un aumento del 24% e i medici avvertono: "Intervento non alla portata di tutti né di tutti i centri". Il ritocco del seno rimane la richiesta più diffusa

di IRMA D'ARIA
BERGAMO - L'intervento al seno continua a essere il più richiesto, ma rispetto al passato il dato più rilevante riguarda la domanda di ritocco degli organi genitali che ha registrato un'impennata del 24%. Il fenomeno è emerso dal 63° congresso della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (Sicprem), svoltosi di recente a Bergamo. E dagli stessi esperti arriva in proposito il monito a non cadere vittima di sfruttamento e cattiva informazione. I rischi della ninfoplastica. La chirurgia dei genitali femminili non è una novità assoluta e, ancora una volta, sono stati gli Stati Uniti a fare da apripista, con un esordio in quest'ambito che risale ormai a 30 anni fa. "Ma il rischio è quello di ottenere, dopo l'intervento, risultati peggiori della situazione di partenza" dice Massimiliano Brambilla, chirurgo plastico e presidente della sessione del congresso dedicata a questo tema. "È un pericolo concreto, anche perché la ninfoplastica, cioè la chirurgia dei genitali femminili, richiede un approccio multidisciplinare complesso, con competenze di ginecologia, chirurgia plastica urologia e medicina rigenerativa. Davvero non è alla portata di tutti, né di tutti i centri". Le motivazioni. Ma perché una donna decide di sottoporsi a un intervento di questo tipo? "In alcuni casi considera poco attraente la propria area genitale, benché normale, con un impatto negativo sulla vita sessuale" dice Luigi Frigerio, direttore del Dipartimento materno-infantile dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e presidente della Società Italiana di chirurgia ginecologica. "A volte c'è una vera e propria confusione tra ciò che è normale e anatomicamente corretto e ciò che è ideale. Per questo è fondamentale informare la donna attraverso un counselling specifico". A spingere le pazienti verso questi interventi è, essenzialmente, il desiderio di un maggiore comfort nella vita intima e sessuale. Un discorso completamente diverso, ovviamente, è quello della chirurgia ricostruttiva dopo asportazione di tumori o di altre patologie, un ambito ovviamente "indiscutibile", nel quale la collaborazione tra ginecologi e chirurghi plastici dà i migliori risultati. Gli interventi più richiesti. "Le richieste si concentrano in particolare sulla cosiddetta labioplastica - spiega ancora Brambilla - , intervento che comporta la riduzione delle piccole labbra, che con l'età o per malformazioni congenite possono presentare forme anomale e un eccessivo sviluppo. Ancora, è in aumento la diminuzione del cappuccio clitorideo e il restringimento del canale vaginale, che ancora per effetto del passare degli anni, o in conseguenza di traumi legati a uno o più parti, può presentare un'eccessiva ampiezza". La medicina rigenerativa. Le metodiche più utilizzate sono il PRP, sangue ricco di piastrine che si ottiene con un semplice prelievo venoso, e il lipofilling, autotrapianto di grasso che si ricava a partire da una piccola lipoaspirazione. Le sedi donatrici sono i naturali depositi adiposi della paziente, presenti di solito su addome, fianchi, glutei. "La medicina rigenerativa è utilizzata nei genitali femminili - spiega Maria Giuseppina Onesti, consigliere Sicpre - soprattutto nella cura delle distrofia vulvare conseguenza di menopausa, chemioterapia o soppressione ormonale, e nella cura del lichen scleroatrofico, malattia che causa il danneggiamento della mucosa vaginale e il precoce invecchiamento dei genitali esterni, con progressiva riduzione delle piccole labbra e restringimento dell'entrata del canale vaginale". Oltre a trattare le pazienti con il lipofilling tradizionale, sfruttando il potere rigenerativo delle cellule staminali contenute nel grasso, all'Università La Sapienza di Roma stanno studiando l'evoluzione del trattamento: le cellule adipose prelevate dalla paziente mediante una piccola liposuzione vengono coltivate in laboratorio e poi veicolate in acido ialuronico. I casi curati così non sono molti, ma i risultati sono molto incoraggianti. Le nuove tecniche per la mastoplastica. Secondo l'Isaps, International society of aesthetic plastic surgery, con 1.773.584 interventi eseguiti nel 2013 la mastoplastica additiva è il ritocco numero uno al mondo. E adesso si fa con una tecnica diversa, cioè abbinando il "classico" impianto di protesi di silicone con l'autotrapianto di grasso, con la tecnica definita lipofilling. In cosa consiste l'intervento? Dopo aver inserito le protesi, si esegue un piccola lipoaspirazione, prelevando il tessuto adiposo da cosce, fianchi o addome. Il grasso viene poi depurato, trattato e trasferito nelle mammelle, per aumentare ulteriormente il volume del seno e soprattutto per "addolcire" l'effettodell'aumento con le solo protesi. "Secondo alcuni autori, il lipofilling nella mastoplastica additiva, oltre ad essere esteticamente più gradevole"  spiega Fabrizio Malan, neo-presidente della Sicpre, "ha un altro importante effetto, quello di ridurre l'insorgenza della contrattura capsulareche si verifica quando la capsula, va incontro, per motivi che conosciamo solo in parte, a una retrazione che porta a una forma innaturale e spesso asimmetrica del seno tutt'altro che esteticamente gradevole".